The Wayback Machine - https://web.archive.org/web/20131005043125/http://www.canigggia.it:80/basket/in-memory-of-raft/

IN MEMORY OF RAFT

Raft

Ognuno di noi ha i suoi santi in Paradiso.

No, non è un modo per parlare di raccomandazioni. Mi riferisco a quelle persone che abbiamo perso nel corso della nostra vita e a cui ci piace pensare ci proteggano dall’alto mentre noi siamo rimasti al piano di sotto.

Ognuno ne ha almeno uno, o più di uno: parenti, amici, conoscenti. Io ne ho uno che non rientra in nessuna di queste categorie. Ed è scomparso il 6 aprile 2009, il giorno passato alla storia di questo Paese per il terremoto in Abruzzo.

Quell’evento mi ha colpito in prima persona per due motivi. Il primo: ho parenti abruzzesi sparsi per tutta la regione, tra Chieti, Teramo e Lanciano – tutti fortunatamente illesi. Il secondo: tra le 308 vittime di quel giorno maledetto c’era una persona che conoscevo.

Si chiamava Raffaele Troiani. Io lo conoscevo come RafT.

Oddio, “conoscevo” è una parola impropria. Non ho mai incontrato Raffaele,  non ho mai preso un caffè insieme a lui e fino al momento in cui è morto non sapevo nemmeno che faccia avesse. In un certo senso, però, io Raffaele l’ho sempre conosciuto: era quello che io avrei sempre voluto essere.

Raffaele  frequentava un forum di basket, prima su ilmago-andreabargnani.it e poi su italianbasket.it, a cui anche io partecipavo attivamente e sul quale ho iniziato a condividere i miei primi pensieri e scrivere i miei primi articoli di basket con il nickname “Canigggia”.

Lui aveva 30 anni quando si è iscritto, aveva come avatar una foto di Patrick Ewing (il suo giocatore preferito) contro David Robinson, viveva nel centro di L’Aquila, tifava New York Knicks, portava avanti un blog meraviglioso (andatelo a leggere, quando vi capita) ed era probabilmente la persona più intelligente, competente e buona che si potesse trovare non solo lì dentro, ma sulla faccia della Terra.

È strano: io di Raft non conoscevo nemmeno il suono della sua voce, eppure sono certo che fosse una persona straordinaria solo leggendo quello che scriveva su una chat o su un forum di basket. Perché la sua personalità, la sua educazione, la sua bontà  si vedeva da ogni cosa che scriveva, dalla pazienza con cui ci spiegava perché succedevano certe cose e non altre, dall’educazione con cui ci diceva che stavamo dicendo cazzate – e ne dicevo, di cazzate, a 16 anni.

RafT era amato e benvoluto da ogni membro del forum, scriveva con uno stile impeccabile, era testa e spalle avanti a tutti e non te lo faceva mai pesare, rendendo interessante ogni argomento a cui partecipava. Aveva una competenza nel basket a stelle e strisce che, sinceramente, era al livello dei più grandi, da Flavio&Fede in giù (no joke, he was that good). Era un pozzo di scienza, un appassionato e uno studente del gioco con uno straordinario senso nel riconoscere il talento (o la mancanza di esso) nei giocatori del college, la sua grande passione.

RafT era “Il Grande Saggio”, come lo abbiamo conosciuto tutti noi.
Grande, perché era il fratello maggiore che noi tutti avremmo voluto avere.
Saggio, perché aveva sempre la parola giusta per chiunque, o la risposta per qualsiasi domanda.

Ma soprattutto RafT era un modello da seguire, un tipo di persona prima ancora che un appassionato a cui ispirarsi. E io volevo dannatamente essere come lui. Volevo sapere tutto del basket. Volevo essere riconosciuto come il più competente del forum. Volevo poter parlare con lui da pari a pari, ma proprio perché volevo tutto questo, non ci sono mai riuscito.

E non ci riuscirò mai.

L’avatar di RafT sul forum di italianbasket.it

Nei mesi precedenti alla sua morte non frequentava più tanto il forum. Aveva una tesi in ingegneria da  consegnare, lavorava in giro per il mondo (“MI-RO-NY-AQ-Ovunque lascio il mio cappello”, come aveva scritto sotto il suo nick) e, come aveva risposto nel suo ultimo messaggio sul forum (datato 11 febbraio) alla nostra richiesta di farsi vedere più spesso, “non sono andato da nessuna parte, semplicemente son 2 messi che ho sì e no tempo per mangiare :D ”.

Cinque giorni dopo il terremoto, l’11 aprile 2009, ero appena rientrato a casa quando mi sono messo al pc come ogni sera, per leggere i post e rimanere aggiornato con il forum. Quando ho letto questo messaggio nella sezione membri e i successivi post una parte di me è morta.

Non poteva essere vero.

Non lui.

Non RafT.

Tutti, ma non RafT.

Perché, tra tutti, proprio lui?

Sono scoppiato a piangere.

Non ho toccato cibo.

Sono stato male per giorni.

Mi sono uscite solo queste parole, e a vederle così mi vergogno di non aver saputo tirare fuori niente di meglio:

“Non lo conoscevo di persona, ci ho parlato anche poche volte in chat, ho avuto l’immenso onore di discutere spesso di basket con lui sul forum. Avevamo sostanzialmente solo quello in comune, ma mi ha lasciato tanto.
La mia intenzione, come ho sempre detto, è di diventare giornalista sportivo di questo meraviglioso sport. Ma per quanto io mi possa impegnare in questo, non penso che raggiungerò la grandezza e l’intelligenza di questo Uomo.
Sognavo di poter fare una telecronaca di basket con lui.
Se mai raggiungerò un qualche minimo risultato con questo lavoro, il mio ricordo sarà sempre per te.

Ciao Grande Saggio.

Non ti scorderemo.”

Nei giorni e nei mesi successivi abbiamo omaggiato il nostro RafT con grande commozione, come fanno le famiglie che perdono un caro – e basta leggere i messaggi che abbiamo lasciato su questo topic per capire quanto Raffaele avesse lasciato un segno in ognuno di noi. Anche il Mago, Andrea Bargnani, a cui avevamo intitolato il sito ai suoi albori e che spesso (si

Il trafiletto del Mago sulla Gazzetta

diceva) spiava quello che scrivevamo ha fatto le sue condoglianze, tramite un trafiletto sulla Gazzetta, dimostrandosi un vero signore. Dopo qualche tempo abbiamo avuto sul nostro forum anche la sorella, Maria, che ci ha lasciato questo messaggio, e due suoi cugini, Luigi e Luisa, che ci hanno raccontato questa storia:

 

 

“Siamo Luigi e Luisa, i cugini di Raffaele Troiani, anche noi sentiamo il dovere di ringraziare innanzitutto i tanti che hanno scritto di lui sul forum di Italianbasket.

Ad un mese dalla sua scomparsa, con tanto dolore e permettetecelo con un po’ di rabbia nel cuore abbiamo deciso di scrivere alcune righe per raccontare quello che è accaduto quel giorno.

Scusate per il tono un po’ polemico.

Premettiamo che Raffaele, laureando in ingegneria, come tanti altri studenti, era in affitto in un monolocale ricavato all’interno di un palazzo del centro storico.

La notte del 6 aprile, cercammo invano di contattarlo al telefono già a pochi minuti di distanza dalla scossa.
Verso le 8.00 ci rivolgemmo alla Protezione Civile per farlo cercare e fornimmo loro l’indirizzo; venimmo rassicurati che qualche squadra sarebbe andata a verificare e di non preoccuparci perché sicuramente i telefoni non funzionavano. Le ore passavano ma nessuno ci diceva nulla.

Verso mezzogiorno insieme ad altri cugini decidemmo di partire e cercarlo personalmente.

Arrivati quasi in centro con l’auto, proseguimmo a piedi fino a Via Delle Grazie in pieno centro storico dove giungemmo verso le 16.00, un nastro rosso e bianco segnalava la chiusura della strada. La facciata del palazzo sembrava in buono stato il portone era chiuso. Quasi ci tranquillizzammo vedendo il fabbricato così alto comunque in piedi.
Incontrammo un finanziere di guardia sul posto e a lui chiedemmo se lo stabile fosse stato visionato, Questi ci rispose che nello stabile non era entrato nessuno perché pericolante, fu una doccia fredda.
Dopo aver avuto questa amara notizia decidemmo di entrare immediatamente, forzammo il portone di ingresso ed arrivammo al piano in cui era situato il monolocale, dopo aver superato diverse altre difficoltà trovammo il nostro caro Raf, purtroppo deceduto sotto le macerie. 
Ebbene sì, fin qui, purtroppo, facemmo tutto da soli…
Il giorno dopo tanto amaro, malgrado tutto, tanta burocrazia per riportarlo a casa.
Il palazzo aveva al suo interno diversi altri alloggi e monolocali, quando arrivammo noi le porte erano tutte chiuse e, ripeto, nessuno, fino ad allora, aveva visionato l’interno del palazzo …
Speriamo che prima della “ricostruzione” di cui si parla tanto, venga effettuata una accurata ricerca …

Ciao Raf per noi sarai sempre il nostro cuginetto.”

Lascio fare a voi le considerazioni del caso e vado avanti. Non credo ci sia bisogno di ulteriori spiegazioni.


Perché vi ho raccontato questa storia, vi chiederete voi a questo punto?Perché la cover story del numero di Rivista Ufficiale NBA che uscirà in edicola domani porta la mia firma. Che di per sé non vuol dire nulla, ma se me lo avessero detto anche solo due anni fa avrei chiesto il certificato di buona salute al mio interlocutore, prima di non crederci comunque. Figuriamoci quattro anni fa.

Un mio articolo che evidentemente non poteva essere su un argomento a caso, ma proprio sui New York Knicks di Raffaele.

Come nel 2010, quando portammo lo striscione che avete visto sopra davanti ai suoi Knicks alla partita di Milano, con Danilo Gallinari (che lui adorava, scrivendo “considerazione personale: ho urlato di gioia” nel suo recap del Draft con cui ci deliziava ogni anno). Ogni volta che vado ad Assago butto sempre un occhio al settore dove avevamo appeso quel ricordo, come se lui fosse ancora lì a vedere basket, per l’eternità.

Anche oggi, a quasi 4 anni dalla sua morte, voglio onorare la sua memoria dedicandogli idealmente la mia prima cover story. Per tenere fede a quella promessa fatta l’11 aprile 2009, per la quale Se mai raggiungerò un qualche minimo risultato con questo lavoro, il mio ricordo sarà sempre per te”.

Perché nulla potrà mai superare gli anni passati insieme a discutere di basket sul forum, con lui e con tutti gli altri membri, che ringrazio ad uno ad uno per la compagnia e la passione di cui mi hanno contagiato fino a portarmi alla scrivania dalla quale sto scrivendo.

E perché nessuno sarà mai come RafT.

Nessuno sarà mai come Il Grande Saggio.

Grazie di tutto, Raffaele.

 

Canigggia

NBA journalist (kind of) and book translator, sports addicted, NBA fanatic, AC Milan longtime fan. Writer/editor for @RivistaNBA: better than working, I guess.

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